venerdì 31 agosto 2012

Social Lending ovvero il prestito tra privati

Ecco un'altra meravigliosa notizia di "movimenti" di gente comune che si vuole staccare dal monopolio delle banche.

Molti li chiamano anche prestiti peer to peer, sono i prestiti tra privati, o anche come a molti piace, prestiti senza banche! Insomma parliamo di quei prestiti che rientrano nel crescente fenomeno del social lending.
Libertà perché il Social Lending ti libera e ti rende libero. Il Social Lending, infatti, ti libera da molti costi di intermediazione applicati da banche, società finanziarie e istituti di credito classici. In più il Social Lending  ti rende libero perché ti dà completa autonomia decisionale.
Se ad esempio vuoi richiedere un prestito sei tu a decidere tutte le condizioni del finanziamento e a proporre la tua richiesta ad altri privati. Se invece desideri prestare denaro, sarai tu a scegliere di finanziare solo le richieste di prestito che ritieni più vantaggiose.
Facendo una breve ricerca su google ho scoperto che ci sono dei siti online in cui privati mettono a disposizione i loro fondi e altri privati possono prenderli in prestito accettando le richieste di chi presta, tutto regolamentato e protetto SENZA BANCHE.
Un esempio
Il social lending di Smartika è un sistema efficiente, conveniente e reso sicuro con una serie di accorgimenti. Ecco come funziona:
  • i Prestatori attivano le loro offerte su Smartika, indicando importo e durata del prestito, tasso desiderato e tipologia dei Richiedenti a cui prestare (A+, A, B, C individuanti diverse classi di merito creditizio). Per diversificare il rischio l’offerta viene suddivisa in 50 parti: il Prestatore che mette in offerta 1.000 € presterà a 50 diversi Richiedenti 20 € ciascuno;
  • controlliamo che il Richiedente prestito abbia un profilo creditizio adeguatoe, in caso positivo, lo assegniamo in base al suo profilo a una delle classi di merito creditizio;
  • la piattaforma compone il prestito con le offerte presenti e il Richiedente decide se accettare la proposta di prestito. L’approvazione finale avviene sulla base di un’attenta valutazione della documentazione fornita dal Richiedente;
  • il Richiedente si riconosce contrattualmente debitore dei Prestatori;
  • i Richiedenti ripagano le rate mensili via addebito automatico (RID). Se il richiedente è in ritardo con i pagamenti, vengono attivate società di recupero crediti;
  • i flussi di denaro tra Prestatori e Richiedente avvengono attraverso conti di pagamento a loro intestati, tutelati per legge.
Questo fenomeno sta prendendo piede ed ha raggiunto cifre di miliardi di euro scambiati, inoltre anche le banche cominciano ad accusarlo. Ad evidenza di questo di seguito riporto un articolo tratto da http://crisis.blogosfere.it/2012/08/economia-reale-ora-i-soldi-degli-italiani-bypassano-le-banche.html

Economia reale: ora i soldi degli italiani bypassano le banche

Altre rivelazioni sconcertanti, ma in un certo senso molto positive, mi arrivano da insider di istituti finanziari (no, non il cugino che fa il cassiere in filiale).
Sembra che i soldi degli italiani stiano bypassando gli istituti bancari. I risparmiatori tolgono i loro risparmi dagli investimenti tradizionali -mercato borsistico, immobili, o bond di qualsiasi Paese- e… li prestano direttamente alle aziende italiane in difficoltà.   (foto:infophoto)
Funziona così: l’amico con la piccola impresa o il laboratorio artigiano si lamenta delle difficoltà ad ottenere fiducia dalla bancaanche se la sua azienda è produttiva e ha ordinativi. L’amico col gruzzoletto da parte, che non sa più dove diamine investire i suoi soldi, si convince della bontà delle argomentazioni e si offre di intervenire al posto della banca.
Siccome è vietata ai privati l’attività finanziaria, i due si recano dal notaio ed il primo cede al secondo una piccola quota dell’azienda, l’1 o il 2%, in cambio dell’investimento.
Attenzione: non si tratta di usurai o mafiosi che cercano di impadronirsi delle aziende, ma a quel che mi dicono di accordi onesti fatti tra parenti, amici e conoscenti. Entrambe le parti hanno da guadagnare: le aziende ricevono l’agognato denaro liquido, e i risparmiatori rischiano volentieri per un’attività “concreta”, invece che in fumose e oggi ancora più rischiose operazioni finanziarie. La scarsa simpatia (eufemismo) di tutti verso le banche contribuisce a convincerli.
Sembra che la cosa si stia diffondendo a macchia d’olio. Enormi quantità di denaro, frutto degli ancora consistenti risparmi degli italiani, si stanno riversando nelle piccole imprese di amici e parenti senza che le banche siano minimamente coinvolte: economia reale che aiuta economia reale.
L’insider finanziario con cui ho parlato, era invece per niente contento della piega che sta prendendo la faccenda.
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Di seguito riporto un articolo apparso su Repubblica il 16 novembre 2007:

Arriva in Italia il prestito tra privati
“Voglio sapere dove va il mio denaro”

E’ stata appena attivata Zopa, la community del credito al consumo
L’iniziativa è partita nel 2005 in Gran Bretagna, dove conta 175.000 iscritti

Gli accordi garantiscono tassi inferiori a quelli di mercato per chi si assume il debito mentre i “prestatori” ottengono una remunerazione più alta, e una trasparenza assoluta

DonaldTrump è una donna di 34 anni, di Milano, ed è disposta a prestare 100 euro. 29272564 è invece il nickname di un milanese di 44 anni, che è disposto a prestare 7.500 euro. Sono due dei primi ‘zopiani’ attivi, selezionati tra gli iscritti alle newsletter di Zopa per l’avvio del servizio di prestito tra privati, il primo di questo genere in Italia, appena attivato. Zopa sta per Zone of Possible Agreement, in italiano Zona di Possibile Accordo. E’ nato in Gran Bretagna nella primavera del 2005, per iniziativa di tre manager della banca online Egg. Iniziative analoghe stanno nascendo in Canada e negli Stati Uniti. In Italia è approdata nel marzo di quest’anno, con un franchising. Adesso ha ottenuto tutte le autorizzazioni ed è cominciata la selezione della community che già dai prossimi giorni potrà effettuare i prestiti.
“Abbiamo già 3.000 iscritti – spiega l’amministratore delegato di Zopa Italia Spa, Maurizio Sella, lontano parente dell’omonima famiglia proprietaria di Banca Sella, ma non azionista dell’istituto, ha invece avuto esperienze lavorative nel Banco di Santo Spirito e poi in Citigroup – contiamo di arrivare a un’ampia comunità di 170.000 utenti attivi entro il terzo anno, e di raggiungere il break even entro il quarto anno”.
Zopa, si legge sul sito della società, che ha sede a Milano, “rappresenta l’ambito di possibilitá nel quale l’accordo tra due parti è effettivamente raggiungibile in una negoziazione. Tale zona è compresa tra il minimo che una persona accetta in cambio di qualcosa ed il massimo che un’altra persona è disposta a dare in cambio”. Il sito mette dunque in contatto chi è disposto a prestare danaro e chi ne ha bisogno e non vuole o non può chiederlo alle banche o ad altri operatori finanziari. Le operazioni avvengono attraverso il conto bancario della società, su Intesa SanPaolo.
“Potremmo dare tante spiegazioni sul perché qualcuno può preferire Zopa a una banca o a una finanziaria – dice Mauro Forconi, Marketplace Manager di Zopa – ma preferisco rispondere citando i nostri primi utenti. In tanti ci hanno detto: “Non ne posso più di dare i miei soldi a istituzioni finanziarie che ne fanno quello che vogliono, magari li danno a quelli che fabbricano le armi. Voglio prestarli a persone come me”. Per chi richiede il prestito invece il vantaggio è quello della disintermediazione, che fa comunque risparmiare, tagliando sul tasso di mercato. Fra l’altro, l’effetto-comunità funziona molto bene anche ai fini della restituzione: in Gran Bretagna il tasso d’insolvelza è dello 0,2 per cento contro una percentuale di mercato del 3,4 per cento”.
Il tasso d’interesse viene stabilito di volta in volta in seguito a un accordo tra le parti. In Gran Bretagna, dove l’iniziativa ha coinvolto finora 175.000 utenti con un volume di prestiti di 16 milioni di sterline (l’equivalente di oltre 22 milioni di euro), i tassi d’interesse sono in media del 45 per cento più alti per i creditori e del 30 per cento più bassi per i debitori. Il prestito massimo richiedibile è di 15.000 euro; il massimo prestabile è di 50.000 euro: “Si tratta di limiti che potrebbero essere superati, una volta che l’esperienza si è ben avviata”, dice Sella.
In Gran Bretagna gli iscritti che effettuano operazioni pagano a Zopa una percentuale dello 0,5 per cento sull’ammontare del denaro prestato o preso in prestito. Mentre in Italia è stato stabilito che la percentuale sarà dell’1 per cento per i prestatori, e per chi prende denaro in prestito una cifra variabile a seconda della propria “affidabilità”. Infatti gli aspiranti al prestito vengono suddivisi in varie classi, a seconda delle informazioni reperite da Zopa su di loro: più si è affidabili e meno si paga, e dunque la classe A+ paga lo 0,5 per cento, la A l’1 per cento, la B l’1,5 per cento e la C il 2 per cento. Un meccanismo analogo a quello delle assicurazioni on line, che permette grandi risparmi ai conducenti ‘sicuri’ ma penalizza le categorie a rischio.
“Anche se non siamo una banca, per la concessione del prestito utilizziamo gli stessi criteri, e se qualcuno dei nostri utenti non rimborsa il danaro, siamo tenuti a comunicarlo – dice Sella – Però la differenza di fondo rispetto all’investimento classico è che io posso controllare in ogni momento dove sono finiti i miei soldi. Franci77 li ha utilizzati per comprare la cucina nuova, Lucio per la moto, e così via. In fondo è un meccanismo analogo a quello delle società di mutuo soccorso del 1700 e del 1800, però rappresenta anche un’evoluzione del mercato creditizio. Risponde all’esigenza dell’utente di internet, che desidera saltare gli intermediari, e fa tutto da solo utilizzando la rete: per esempio non va più nelle agenzie di viaggio, perché vuole scegliere direttamente e risparmiare”.
I primi prestiti devono ancora essere avviati. Zopa Italia Spa è appena partita, attraverso la spedizione dell’invito ai Prestatori. Successivamente verranno selezionati i Richiedenti. Ogni prestito viene suddiviso tra più richiedenti, per distribuire il rischio d’insolvenza. La piattaforma informatica di Zopa suddivide pertanto le offerte di prestito in tanti piccoli spezzoni, che vanno ad altrettanti richiedenti.

fonte: http://www.dionidream.com/prestiti-tra-privati-sostituiscono-banche/